IL LATO CIECO
L’essere umano nasce con un lato cieco, lo abbiamo fin dalle origini della nostra specie, è stata una delle esigenze per cui sono nate le prime strutture sociali come i “clan” durante il Paleolitico.
Lo abbiamo preservato attraverso migliaia e migliaia di anni di evoluzione, segno forse che è una parte essenziale della nostra stessa natura.
Dal momento in cui nasciamo, il nostro lato cieco è coperto dai nostri genitori, dai nostri fratelli o sorelle, forse spesso più grandi, poi dai nostri amici, dai nostri compagni di scuola o di squadra, e man mano che cresciamo iniziamo a realizzare l’idea che non importa cosa facciamo o quanto siamo bravi a farlo, avremo sempre un lato cieco, un lato che non saremo in grado di coprire da soli, un lato in cui saremo più deboli e più esposti.
Nel corso della vita ci troveremo ad affrontare le situazioni più disparate e ci troveremo ad affrontare molti lati ciechi, ognuno dei quali ci esporrà a rischi, pericoli e conseguenze diversi. Tuttavia, il lato cieco è anche qualcosa che può creare un tipo di legame unico tra due o più individui, un tipo di legame che ignora qualsiasi riferimento razionale, qualsiasi dinamica materiale, quel tipo di legame invisibile ma più forte del titanio, generato da una combinazione di condizioni uniche ed irripetibili.
Si dice che l’uomo sia un animale sociale, eppure oggi le dinamiche sociali dominanti sono assolutamente individualistiche, viviamo in un mondo cinico e brutale, fatto di ambienti sociali in cui ognuno è impegnato unicamente a prendersi cura dei propri interessi e della propria sopravvivenza in totale indifferenza per ciò che accade intorno a lui ed agli altri.
Questa è l’era in cui le caverne sono diventate megalopoli sovraffollate, l’era in cui la maggior parte dei pericoli mortali non provengono più dalla natura ma sono il risultato della nostra evoluzione e derivano da qualcosa che abbiamo fatto o generato. Questa è l’era in cui la caccia per sopravvivere è stata sostituita da due tocchi sullo smartphone e il cibo portato direttamente a casa. Questa è l’era in cui puoi sperimentare il livello più profondo di solitudine rannicchiato dentro una metropolitana o camminando per strada tra migliaia di persone. Da padre mi chiedo spesso come le nuove generazioni digitali capiranno il valore di certe cose, ma soprattutto come lo trasmetteranno alle generazioni successive, perché più vivo in questo mondo più mi rendo conto di quanto mi senta sempre più spesso un alieno.